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Le masserie del territorio Ostunese, tra passato e presente

Le masserie ostunesi e la loro origine

le-masserie-lamacornolaLe masserie in Puglia, ed in particolare nel territorio ostunese,  conosciuto come la terra delle masserie. Passeggiando per le campagne non si puà far a meno di osservare i corpi di fabbrica che le costituiscono, con ampi spazi recintati, circondate da terreni coltivati e ombreggiate da grandi querce secolari.

Tuttavia, non sempre in passato il termine masseria corrispondeva all’attuale, che indica l’edificio rustico, ma ad un insieme di fondi rustici, legati ad un unico proprietario, non necessariamente dotato di corpi di fabbrica. Infatti con il termine masseria, da “massae” o “massaricus”, si indicano estensioni varie di terreno, oliveti, vigneti, terre seminative e di pascoli, di proprietà privata, munite di ricoveri in muratura.

L’origine della masseria dovrebbe risalire alla dominazione normanno-sveva, durante la quale in Puglia si diffonde la tipologia della masseria regia, quando i principi feudatari stabilirono vincoli di dominio sul territorio in seguito alle concessioni ottenute dai sovrani.

Le successive denominazioni aragonese e spagnola, favorirono il formarsi della grossa proprietà che consolidò la struttura feudale. nel ‘500 le masserie continuano ad essere solo un centro di produzione e non un insediamento abitativo, la stessa documentazione cartografica del tempo conferma la scarsa capacità abitativa della campagna pugliese. Nel ‘&00 nell’agro di Ostuni si contavano 57 masserie e quasi tutte consistevano in estensioni di terreno adibite al pascolo e alla semina, quasi sempre recintate e perciò dette “chiuse di terre”. In tal modo erano sottratte ad usi promiscui di pascolo. Tra le più antiche masserie ostunesi vi erano quelle di Casamassima del 1556, Rialbo di sopra del 1578, e Mangiamuso o Conella di Villanova del ‘600. La funzione residenziale della masseria, in aggiunta a quella produttiva di origine medioevale, nasce nella prima metà del 1700, grazie alla riforma rurale attuata da Carlo III di Borbone.

Da allora le masserie si propongono, anche se in forma ridotta, come veri e propri nuclei urbani dotati di molteplici spazi agricoli (olivet, vigneti, seminativi e pascoli), capaci di soddisfare il bisogno delle comunità in termini di carni, formaggi e lana.

Essa, insieme alle terre annesse a pascoli e seminativi, è recintata da muri a secco, è dotata di una corte che identifica uno spazio chiuso, centro amministrativo del possedimento fondiario, con pozzo in posizione centrale, le stalle, gli ovili, lo jazzo. Altri locali annessi sono i depositi per le derrate, i palmenti, l’aia lastricata per “battervi” il grano e a fianco gli acquari con vasche rettangolari (pile) scavate in blocchi di pietra per l’abbeveraggio del bestiame, il forno, l’agrumeto cinto da alti muti a secco a protezione dei venti di tramontana, la mezzana per il pascolo di equini e bovini, ed infine la chiesetta lineare ed essenziale in ogni sua parte.

La masseria assume una precisa caratterizzazione in rapporto alla morfologia dell’ambiente e alla possibilità di utilizzazione del territorio agrario. Le terre dissodate e seminate favoriscono la pastorizia, con lo sviluppo delle masserie di pecore. Con lo sviluppo della cerealicoltura, compaiono le masserie da campo e spesso i due tipi si fondono in masserie da campo e di pecore.

La masseria fortificata rappresenta la tipologia più diffusa in tutta la Puglia e nasce nel XVI secolo con una funzione difensiva. Il tomore delle scorrerie piratesche e di briganti costringono i ceti produttivi a difendersi autonomamente, considerata l’inerzia del governo spagnolo. Ne deriva un’edilizia rurale caratterizzata da organi compatti con poche aperture in facciata, torrioni angolari, ponte levatoio, feritoie e caditoie. La dislocazione di queste masserie segue generalmente l’andamento della costa, individuando dei veri e propri percorsi di difesa. Molte di esse sorgono in corrispondenza di frantoi ipogei, a protezione dell’industria principale di allora, in grado di fornire ricchezza e potere ai grandi proprietari terrieri. Queste masserie olivicole, sorgevano in corrispondenza delle lame li dove i frantoi ipogei erano stati realizzati sfruttando le cavità naturali presenti lungo gli spalti rocciosi dei canali corsici.

La masseria lineare, eretta in posizione piuttosto elevata, si contrappone alla masseria fortificata per il suo sviluppo aperto con un unico blocco architettonico, originatosi in seguito all’ampliamento dei corpi di fabbrica lungo una direzione principale, in epoche differenti.

Le circa 240 masserie presenti nell’agro di Ostuni rispondono a tutte le tipologie costruttive.

La classificazione delle masserie può riguardare

a) il tipo di produzione e quindi la natura dei terreni circostanti:

  • masserie olivicole, site generalmente nella piana olivetata con annesso frantoio ipogeo,
  • masserie cerealicole o da campo site in collina con ampie aie per la trebbiatura dei cereali,,
  • masserie di allevamento o di pecore dove dominavano i pascoli con annesse stalle e jazzi,
  • masserie da campo e di pecore,

b) la struttura del complesso abitativo:

  • masserie fortificate che comprendono la torre masseria, la masseria con torre, la masseria fortificata con corte chiusa e la masseria castello,
  • masserie non fortificate come la masseria villaggio, la massariola.

Dal XIX secolo hanno prevalso alcuni modelli di palazzi cittadini.

Non tutte le mmasseria-le-carrubeasserie presenti nel territorio di Ostuni risultano attive, molte sono state abbandonate, poche invece continuano a svolgere quel ruolo di produzione e trasformazione dei prodotti avuto per secoli; diverse sono state recuperate per finalità residenziali e turistiche, anche se l’attenzione negli ultimi anni è più rivolta al capitale architettonico che a quello umano rappresentato dal massaro e dal suo sapere che si tramanda da secoli. Ignorando che proprio quel sapere è il capitale più importante intorno al quale la masseria è nata e ha preso forma, giumgendo sino ai nostri giorni. E’ solo quel sapere che può garantire la sopravvivenza di architetture e paesaggi agrari unici, il resto è solo facciata.

 

fonte “Ostuni da camminare percorsi tra storia e natura”

 

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