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Il culto di Sant’Oronzo ad Ostuni

Il culto di Sant’Oronzo e l’amore degli Ostunesi.

FNella storia di qualunque popolo civile, una città, piccola o grande che sia, celebra il suo più importante personaggio per i meriti, sia se si tratta di un Santo, di un condottiero, un politico o un poeta o uno scrittore.

Nella piazza principale di Ostuni, svetta il monumento barocco più significativo: la guglia, colonna o obelisco in onore del Santo Protettore, Oronzo, che fa da spartitraffico per chi si dirige verso il Borgo Medievale e le vie adiacenti.Sulla cima della colonna, la statua del Santo, vestito dei paramenti sacri, con la mano destra alzata in alto in atto di benedire la città e nella mano sinistra il Vangelo ed il pastorale.

Il Santo che nel 1656 aveva allontanato un morbo micidiale, la peste, che mieteva migliaia di vittime in tutto il meridione, mentre Ostuni ne fu preservata. Una leggenda popolare afferma di aver visto il Santo solcare le nubi plumbee sotto le sembianze di una vecchia signora che allontanava i demoni, scena descritta in un dipinto che si trova sul cosiddetto “ cippo della peste” che fu costruito in devozione del Santo.molti furono i miracoli attribuiti al Santo sia nel guarire le persone, ma ancor più nell’allontanare calamità e morbi crudeli. Storici del tempo affermarono che per combattere il maleficio furono usate pillole profumate, farmaci speciali ed in Ostuni fu usata la calce per imbiancare le case, i tetti e persino le porte, già da allora Ostuni fu appellata “ la città bianca”.In onore del Santo Protettore, il 25, 26 e 27 agosto, si svolge, la festa più attesa dagli ostunesi, la cosiddetta “ Cavalcata di Sant’ oronzo” in origine denominata “ Cavalcata dei devoti”, un momento che stimola la fede, ma anche la curiosità di migliaia di spettatori dei paesi limitrofi e dei turisti.

Un corteo di cavalli e cavalieri bardati a festa sfilano per le vie della città, a scorta del protettore Sant’ oronzo, la cavalcata ha origine nel 1657, quando ogni 26 agosto gli ostunesi si recavano in processione al santuario eretto in suo onore. Un intera famiglia si dedica ogni anno, da quell’anno, alla vestizione del cavallo, un vero e proprio rito. Uno degli addobbi più importanti è il mantello ricamato rigorosamente a mano, con certosina pazienza.anche il cavaliere indossa l’ uniforme, con una casacca che riprende il ricamo del mantello, e pantaloni bianchi. Cavalli e cavalieri, attendono l’uscita della statua del Santo, dalla chiesa della Cattedrale. La statua è preceduta dal Vescovo con i prelati della diocesi e dalle autorità. Apre il corteo un trio di suonatori, che esegue un antico ritornello a conclusione della cavalcata, in piazza della Libertà, l’ esecuzione di brani operistici e sinfonici, il tutto con la cornice delle immancabili luminarie. Non potevano mancare, per finire, i fuochi pirotecnici.

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